The Blair Witch 2

Regia: Joe Berlinger
Anno: 2000
Voto: 6/10

Tremate-tremate! La strega è tornata! La leggenda ed il film sulla leggenda, entrambe raccontate rivisitate meta-cinematograficamente: se il cinema “mente” la strega non esiste…

Tutto comincia nel 1999 con The Blair Witch Project, diretto da Daniel Myrick e Eduardo Sánchez, storia di tre ragazzi scomparsi nei boschi che circondano Burkittesville (Maryland), mentre girano un documentario sulla leggenda della “strega di Blair”. Nel 2000, poi, Joe Berlinger, riprende la narrazione da dove si era interrotta (o quasi) con The Blair Witch 2, storia di collegiali alle prese con la leggenda.

Il “The Blair Witch Hunt Tour” (giro turistico) che hanno prenotato via Internet, li porterà a visitare i luoghi infestati dalla strega, sulle orme dei tre ricercatori scomparsi del (ben noto) “film-documentario”, attraverso i boschi delle “Black Hills”.

Il viaggio, cominciato come un allegro picnic, al calar delle tenebre si tinge delle fosche tonalità del mistero e dell’inquietudine…poi il “black-out” totale nella memoria dei campeggiatori, attrezzature distrutte, appunti di viaggio stracciati…

Questa volta, l’avventura degli intrepidi “cacciatori di streghe” non brilla per lo sperimentalismo tecnico-formale del primo episodio. La leggenda della strega di Blair è rivisitata alla luce delle teorie sulla postmodernità ed all’insegna dell’autoreferenzialità, sulla falsa riga di prototipi come “Nightmare – nuovo incubo” (1994) e “Scream” (1996), diretti da Wes Craven: Il “cinema che racconta il cinema” (o meglio il “metacinema”), quindi “l’horror che racconta l’horror”.
L’intenzione autoreferenziale è palese sin dall’inizio, quando uno dei personaggi esclama: “il documentario è realtà, il film è finzione”, proiettando il secondo episodio nel primo e viceversa.

Proprio il gruppo di “gitanti” sembra costruito ad arte perché sia da riferimento ai possibili (se non già visti) personaggi del “film di streghe”: una “Morticia”, una strega “new age”, e persino la coppia “Brad & Janet” (i ricercatori di turno), indimenticabile duo protagonista del The Rocky Horror Picture Show!

The Blair Witch 2 si presenta come una rivisitazione “capovolta” del primo episodio: ci avverte Kristen (la ricercatrice posseduta e medianica del gruppo) affermando che “per capire tutta la storia è necessario rivederla a partire dalla fine” ripercorrendo le “orme della strega” al contrario!

I gitanti sono cinque, ma finiscono per restare in tre (due uomini e una donna, come nel primo episodio); piantano le tende fra le rovine della casa “infestata” per poi tornare in città (nel primo episodio, proprio fra le rovine i protagonisti scompaiono); “inseguono” la strega ed ogni sua traccia a caccia di scoop (nel primo episodio i protagonisti ne sono braccati)…

Il particolare più importante, però, arriva in chiusura: se, nel primo episodio, l’esistenza della strega sembra essere costantemente messa in discussione (ed invece trova riscontro proprio nell’angosciante scomparsa dei protagonisti), nel secondo, il mito è già marketing, tutti ne sono a conoscenza, ognuno ne vuole un “pezzo” da portare a casa, (ma la leggenda si dimostra pretesto per una carneficina orgiastica tutt’altro che misteriosa), fino al colpo di scena, urlato a squarciagola durante un interrogatorio: “E’ tutto un falso! E’ tutto un fottutissimo falso!”
Ecco svelato il mistero della strega di Blair…

Sarà altrettanto “falso” e metacinematografico anche Blair Witch 3, che era previsto per il 2001 (diretto sempre da Daniel Myrick ed Eduardo Sánchez, registi del primo episodio) e ancora non è arrivato in sala (si saranno persi nel bosco?).

Author: Mafalda Laratta

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