Pinhead

“The Box”, scatola inquietante e maledetta, contiene la combinazione per aprire i portali dell’inferno.

Attraverso brecce fumanti emergono dalle tenebre i Cenobiti, demoni supplizianti, capeggiati da Pinhead, e guidati da una folle filosofia del dolore”: tutti come libri di sangue, gli esseri viventi, da qualsiasi parte li si apra….sono rossi (per avallare questa “ipotesi” molte vittime verranno scuoiate).  Solo attraverso il dolore del supplizio s’intuisce la vera essenza della vita e della morte.

In un vorticare di uncini, catene, fiamme, creature maligne ed indicibili torture, si costruisce il mito di Pinhead: lo si vede in azione in quattro occasioni differenti ed in ognuna aggredisce lo spettatore con il suo flemmatico cinismo sadomaso.

Clive Barker partorisce (letterariamente e cinematograficamente) un mostro che, a pieno diritto, s’inserisce nell’Olimpo dei “mostri” sacri dell’horror.

Effetti speciali tipici dello splatter più raffinato, neri (ed attillati) costumi di pelle, uncini scintillanti ed una testa coronata di chiodi hanno fatto il successo e la fortuna di Barker. Non si può dire altrettanto per quanti hanno, successivamente, occupato la sua sedia da regista…

Hellraiser – Non ci sono limiti” (1987), regia di Clive Barker.
Un’incredibile discesa nell’inferno puro. Morte, sesso sadomaso e supplizi carnali.
Una raffinata orgia di sangue e carne (condita dall’ormai notoria ironia demoniaca dei cenobiti) che ha designato Barker come diretto successore di King, sul trono di Horrorland.

Hellbound: Hellraiser II – Prigionieri dell’inferno (1988), regia di Tony Randel.
Una cupa e deprimente ridiscesa nell’inferno barkeriano, complicata da un overdose di effetti e da quintali di sadismo (iper-censurato in Italia).

Hellraiser III (1992), regia di Anthony Hickox.
Pinhead, il Suppliziante, diventa protagonista assoluto. Il suo “alter ego” umano, capt. Elliot, torna al mondo per spezzare la maledizione infernale. Il sadismo di questo terzo capitolo non propone niente di nuovo…almeno crea un presupposto per il quarto capitolo.

Bloodline (1996), regia di Alan Smethee (alias Kevin Yagher ed il subentrato Joe Chapelle).
Anno 2127, Pinhead si ritrova sull’astronave del dr. Lemarchand, ideatore della “scatola” che chiuderà per sempre le porte dell’inferno (o almeno dovrebbe).

Hellraiser 5 – Inferno (2000), regia di da Scott Derrickson.
Sempre il vizio, sempre Hellraiser,la Scatola di Lemarchand (o Scatola del Dolore). Pinhead non si vede praticamente mai ed i cenobiti imparano che, oltre a quella fisica, esiste anche la tortura psicologica.

Hellraiser 6 – Hellseeker (2002), regia di Rick Bota.
La “scatola” passa di mano in mano. In questo episodio la vittima diventa carnefice per vendetta. E’ facile, basta fare un patto con Pinhead.

Hellraiser VII – Deader (2005), regia di Rick Bota
La scatola (ribattezzata “Confiurazione del Lamento”) finisce in mano ad una setta (di gente che si suicida per poi tornare in vita). Guerra aperta fra Pinhead e la setta.

Hellraiser 8 – Hellworld (2005), regia di Rick Bota; inedito in Italia
Hellworld è un online RPG. Un videogioco ispirato ad Hellraiser. Ed è anche la porta per l’ennesima vendetta.

Hellraiser -  Revelations (2011), regia di Víctor García.
La “scatola” dinisce in MEssico. E il gioco ricomincia. Film così insulso da costringere Barker a disconoscerne la paternità intellettuale. Nel cast non c’è Doug Bradley nelle vesti di Pinhead…eresia!

Author: Mafalda Laratta

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