Chronicle

Regia: Josh Trank
Anno: 2012
Voto: 7/10

La rabbia, l’incomprensione, l’impotenza. Non c’è superpotere che regga alla rabbia di un adolescente che si sente emarginato.

La storia inizia con riprese amatoriali così come iniziava quella di Cloverfield (diretto da Matt Reeves nel 2008): videocamera alla mano, riprendere se stessi e gli altri, i meccanismi sociali della gente intorno, le incomprensioni, i litigi amorosi, le amicizie sempiterne (almeno finché durano),  il senso di fratellanza, la volontà di essere popolari, il divertimento in stile confraternita.

In Cloverfield, il disastro prende piede a partire dalle riprese di una festa di compleanno (non proprio riuscitissima). In Chronicle tutto ha inizio con un rave party organizzato a Haven Hills (mai nome fu più – ironicamente – appropriato). Ed è lì che (un po’ out of the blue) Andrew, Casey e Steve scoprono e perlustrano una strana buca nel terreno. E’ l’ingresso verso qualcosa di fosforescente, virtualmente vivo e radioattivo.

L’ultima volta che ho sentito di roba radioattiva che da superpoteri è stato ai tempi di Spiderman. Credevo fermamente che il morso di un ragno irradiato potesse fare miracoli (ma è dai tempi di Chernobyl che non ci credo più).

Dall’antro sotterraneo in poi, la storia vira. E’ entusiasmante e divertente: chi non ha mai sognato di volare?. E spostare le macchine nel parcheggio dell’ipermercato? Avere poteri telecinetici, consente di fare scherzi originalissimi.
Finché le risate si affievoliscono ed emerge il vero tema della storia.

E’ quello dell’adolescenza incompresa, bullizzata, derisa, che si sente inadeguata e disprezzata. E’ il non avere amici, che non siano quelli di qualcun altro, che non siano parenti stretti, che non siano obbligati. E’ il subire-subire-subire che fortifica alcuni e distrugge altri. E’ il morso del ragno che genera mostri.

Un concetto già chiaro ai tempi di Carrie. Lo sguardo di Satana, diretto da Brian De Palma nel 1976.
Quasi 40 anni fa, era la storia di Carrie, del suo potere telecinetico e della sua fragilità che si  fa rabbia distruttrice ed omicida, contro coetanei superficiali ed odiosi, percepiti come nemico da annientare.
Carrie, scatena la sua ira funesta durante la prom night (è la festa di fine anno, immancabile in ogni teen movie statunitense), in seguito all’ennesimo atto di bullismo insensato.

Anche la rabbia di Andrew Detmer cova a lungo. E’ la summa delle percosse paterne, della malattia terminale della madre, del non essere popolare, del non essere (sessualmente) all’altezza.
Dei tre che sono scesi nell’antro magico è l’unico che abbia sviluppato un potere telecinetico completo e forte. Ed è anche l’unico incapace di gestirlo.

E’ lui che ne farà cattivo uso, sin dall’inizio.
Puro delirio d’onnipotenza (“io sono un predatore dominante”) che è attaccare per difendersi. Essere bullizzati che diventa bullismo senza rimorso.
L’indifferenza e la superficialità generano questo superuomo assassino.

Lo stesso delirio ha portato al massacro della Columbine High School (per citarne uno fra tanti) ed al film Elephant (diretto da da Gus Van Sant nel 2003): ancora adolescenti, ancora incomprensione, ancora rabbia, ancora ecatombe di teenager.
I protagonisti di Elephant si armano di fucili e pistole.
Il protagonista (negativo) di Chronicle non ha bisogno di premere un grilletto. La sua è un’arma interiore ed inarrestabile.

Nel finale, devo ammettere di aver esultato. Non vedevo scene di distruzione così ben fatte dai tempi di Cloverfield (per tornare a bomba), quando la testa della Statua della Libertà rotolava bellamente (e tronca) per le strade di New York.

E’ anche vero, che l’impazzimento finale è molto, molto simile a quello di Tetsuo in Akira, un film d’animazione produzione giapponese, scritto e diretto da Katsuhiro Ōtomo nel 1988 (a giudicare dai crateri nell’asfalto e dalle macchine della polizia che volano via come foglie al vento).

Che dire, Trank è (meritatamente) il più giovane regista ad aver sbancato il botteghino USA. Con Chronicle ha superato addirittura Spielberg (che il suo primo successo milionario l’ha ottenuto con Lo squalo nel lontano 1975, a 29 anni).

Merito anche del cast, anche se viene (principalmente) dalle serie tv. Dane DeHaan (interpreta il ruolo di Andrew Detmer, l’adolescente sull’orlo di una crisi di nervi) ha recitato in tre episodi della serie True Blood (quarta stagione 2011); Michael B. Jordan (Steve Montgomery, il supereroe n°2) ha alle spalle varie apparizioni in serie tv come The Sopranos (nel 1999), CSI: Crime Scene Investigation (nel 2006) e Lie to Me (nel 2010) ed è al cinema anche con Red Tails, un film di guerra diretto da Anthony Hemingway nel 2012 e prodotto da George Lucas.

Ashley Hinshaw, il Casey Letter, supereroe n°3 ed antagonista dell’ingestibile Andrew, lo rivedrete presto in Bait (regia di Kimble Rendall, 2012), un film su uno tsunami che intrappola un gruppo di giovani in un supermercato, in compagnia di squali tigre. Una versione tropicale di The Mist (diretto da Frank Darabont nel 2007), che era incentrato su un kingiano gruppo di persone intrappolate in un supermercato, dalla nebbia e da strane creature aggressive.

Chronicle ricorda anche Jumper – Senza confini (diretto da Doug Liman nel 2008). Il primo è incentrato sulla telecinesi, il secondo sul teletrasporto.
Il primo supera il secondo e stravince.
Nel senso che Chronicle è un film da vedere (assolutamente).

Author: Mafalda Laratta

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