Manhunter – Frammenti di un omicidio
Regia: Michael Mann
Anno: 1986
Voto: 8/10
Al chiarore della luna piena, un serial killer zannuto massacra intere famiglie per “trasformarsi” nel Grande Drago Rosso.
E’ il primo adattamento cinematografico di un romanzo di Thomas Harris ed anche il palcoscenico privilegiato per l’entrée del più noto Hannibal the Cannibal (il dottor Lecter che assoceremo sempre ai connotati di Anthony Hopckins e che nel film sarà chiamato – per volere del regista – dottor Lector).
Il motivo per cui il cannibale è segregato in una cella di massima sicurezza è accennato brevemente (psichiatra e criminologo di successo, uccideva al solo scopo di reperire ingredienti umani per ricette prelibate). In questa pellicola non è Anthony Hopckins ad essere dietro le sbarre, ma un Brian Cox dagli occhi sbarrati e ferini (più simili a quelli di Klaus Kinski nel Nosferatu, il principe delle tenebre, diretto da Werner Herzog nel 1979).
A posteriori, incontriamo anche un altro volto che sarà famoso anni dopo. E’ quello di Wil Graham, agente FBI ritiratosi a vita privata dopo essere stato aggredito da Lecter proprio ad un passo dalla cattura. Graham è un cacciatore di serial killer, ha la capacità empatica di guardare alle cose con gli occhi di un assassino. Proprio questa propensione lo porterà ad un ricovero psichiatrico, ma non lo esimerà dall’essere richiamato in servizio per dare al caccia ad un nuovo mostro. E’ Dente di fata, un killer che firma i suoi delitti – e le sue missive – col morso di una protesi dentaria particolarmente ricca di denti appuntiti.
E’ anche il lupo mannaro del romanzo, soprannome guadagnato uccidendo solo con la luna piena.
E’ la luna il fulcro della storia (il romanzo, inizialmente, era intitolato Il delitto della terza luna), ma farà capolino timidamente, ingoiata senza sforzo dal demone ritratto da William Blake nel dipinto Il Grande Drago Rosso e la donna vestita di sole (1805-1810) e che fa bella mostra di sé in una riproduzione mastodontica, esposta nella casa dell’assassino.
Tornando al Manhunter (“cacciatore di uomini”), ora come ora, tutti riconoscerebbero William Petersen, per aver interpretato (è memorabile) l’agente supervisore Gil Grissom nella serie TV CSI: Scena del crimine (per gli amici, CSI Las Vegas).
Un altro volto era molto noto all’epoca delle riprese (quindi, attualmente, sconosciuto ai più) ed è quello dell’attore Michael Talbott, che interpretava il ruolo dell’agente Stanley Switek nella serie TV Miami Vice.
Il suo è un piccolo cameo autoreferenziale che rimanda ad una serie TV ideata dallo stesso Mann e che ospiterà un episodio ispirato a Dente di fata, intitolato Ombra nel buio (terza stagione, 1986).
Il killer è uno schivo sociopatico (predatore silenzioso e paziente) di nome Francis Dollarhyde. Dopo ogni carneficina, dispone le sue vittime in cerchio, con frammenti di specchio incastrati in occhi ormai spenti, che non rappresentano più lo specchio dell’anima (ormai involatasi), ma uno schermo che rimanda l’immagine dell’assassino, ricoperto di sangue (quindi rosso) e sublimato nella personificazione delirante del Grande Drago Rosso.
Dollarhyde è interpretato dall’attore Tom Noonan (perfetto per questo ruolo) che nel 2008, svestirà i panni del mostro per indossare quelli del Capitano Ray Gullikson (dall’omicidio alla legge) in The Alfabet Killer, diretto da Rob Schmidt ed ispirato a fatti di cronaca realmente avvenuti (il caso dell’Alfabet Killer, però, non è mai stato risolto).
Indimenticabile la colonna sonora della seconda parte del film, quando il Dragone Rosso cancellerà definitivamente l’essenza umana di Dollarhyde. E’ il brano In-A-Gadda-Da-Vida, contenuto nell’album omonimo degli Iron Butterfly che ha scalato le classifiche nel 1968.
Il titolo è una storpiatura dialettale della frase “In the garden of Eden” ed è l’antitesi, lo specchio del Grande Drago Rosso, figura proveniente dal libro dell’Apocalisse di Giovanni. L’inizio e la fine, l’alfa e l’omega, quindi.
Di questo film è stato girato un remake sedici anni dopo dal titolo Red Dragon (che è anche il titolo definitivo della storia omonima, scritta da Harris), diretto nel 2002 da Brett Ratner. Rifacimento che sarebbe solo l’ennesimo overkillling cinematografico (ovvero, inutile ridondanza) se non fosse per il prologo dedicato alla cattura Lecter.