L’ombra del vampiro

Regia: E. Elias Merhige
Anno: 2000
Voto: 7/10

Un’altra sinfonia dell’orrore e del sangue, sulle orme di Murnau e del suo incubo “non morto”. Nosferatu, il vampiro postmoderno, riesumato in una notte di nostalgia romantica.

L’ombra del vampiro (“Shadow of the Vampire”) ricostruisce ciò ceh accadde durante le riprese di un cult classico dell’horror, (in bianco&nero e muto) tedesco: Nosferatu-Eine Symphonie des Grauens, diretto da W. F. Murnau nel 1922.

Pervaso da quello che tecnicamente si definisce “metalinguaggio mitizzante” (quella sorta di pubblicità implicita contenuta nelle anticipazioni sui retroscena, pettegolezzi, “miti e leggende” che circondano un film e che, generalmente, invogliano lo spettatore), “L’ombra del vampiro” riesuma l’eco di tutti gli strani avvenimenti legati alla produzione di “Nosferatu”: alcuni componenti del cast sono spariti (altri morti) e l’attenzione si focalizza (immediatamente) sull’inquietante e difficoltosa relazione intercorsa fra Murnau, il regista, e Schreck, l’attore protagonista (eccessivamente immedesimatosi nel ruolo del principe dei “non-morti”…).

Allora vale la pena di fare un viaggio nel passato, per riscoprire le origini tetre di un mito che spira gelido e mortifero ancora oggi.
Rifacendosi al Dracula letterario di Bram Stocker (ma cambiando nomi ed ambientazioni per evitare di pagare i diritti d’autore all’avida vedova Stocker), nel 1922, Murnau costruisce una “sinfonia in grigio” (come dice il titolo: Nosferatu-Eine Symphonie des Grauens), inquietante ritratto di un’umanità impotente di fronte al Male, risucchiata nell’infinita notte del Nulla, ammaliata dall’infernale trama intessuta nel mantello del vampiro.

Il Nosferatu del ’22 racconta le (nefaste) peripezie di Thomas Hutter, inviato nei Carpazi dal conte Orlok (un non-morto assetato di sangue). Quando Hutter scopre di essere alle prese con un vampiro, decide di tornare (immediatamente) a Wisborg, in Svezia, senza accorgersi del fatto che il “Nosferatu” è già bene alloggiato sulla stessa nave che deve riportarlo a casa.

La “nave maledetta” porta in città uno sterminio indiscriminato (morti attribuite, innocentemente, alla peste). Solo la fidanzata di Thomas, Ellen, scoperta la “verità” deciderà di sacrificarsi, facendosi vampirizzare pur di trattenere il “non-morto” fino al sorgere del sole, perché la luce del giorno ne dissolva la malvagia presenza.

Le riprese (quasi sempre relative a luoghi reali), rappresentano un importante superamento delle convenzioni espressioniste ed un’ode eccelsa all’istinto di morte insito nella civiltà moderna.

Murnau, infatti, si è avvalso di “espedienti” tecnici originalissimi (per riprodurre, filmicamente, un’enigmatica e metafisica riflessione sul Male e sul Nulla): la pellicola negativa riduce i boschi dei Carpazi ad uno sfolgorante intrico di rami spettrali contro un cielo innaturalmente nero e cupo; le riprese “fotogramma per fotogramma” distorcono il senso di movimento delle immagini; procedimenti chimici, in fase di stampa, fanno si che la nave mortifera galleggi (ectoplasmica) su putride acque fosforescenti.

Affascinato dal “mito” realizzato da Murnau, Werner Herzog, nel 1979, riprende le funeree fila intessute cinquant’anni prima e ripercorre il pestifero viaggio del Nosferatu, dai Carpazi alla vetusta Europa, in Nosferatu, il principe della notte (“Nosferatu, Phantom der Nacht”): un lento, languido ed ossessivo discendere nelle tenebre di un presagio annunciato. Il film (di 40′ più lungo dell’originale) ruota leggiadro (è ancora una sinfonia) sull’impareggiabile, lunare ed inquietante interpretazione di Klaus Kinski, che riveste il personaggio del vampiro di un’aura di romantico abbandono.

Il Nosferatu di Herzog sembra stanco e distante, quasi restio a portare a termine la propria “missione” di morte. Indimenticabile anche Isabelle Adjani, nelle vesti dell’incantevole e pallida “vittima sacrificale”.
Il compito di far “rivivere” il “non-morto” tocca ora a Merhige…

Author: Mafalda Laratta

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