L’altra faccia del diavolo

Regia: William Brent Bell
Anno: 2012
Voto: 6/10

Possessione demoniaca pocket, formato famiglia. Se l’acqua santa non basta, prova con MastroLindo.

Il regista è uno che si è allenato a girare film horror di serie B. Nel 2006 aveva già diretto un flop orribile dal titolo Stay Alive (survival horror basato su un videogame assassino).
L’altra faccia del diavolo (“The Devil Inside”) è girato con tecnica alla blair witch (ormai nota), da una ragazza che vuole indagare sulla presunta possessione della madre (confinata in ospedale psichiatrico per aver assassinato tre persone durante un esorcismo).

I movimenti di camera ricordano quelli di [•REC] (Jaume Balagueró e Paco Plaza, 2007), ma in quel film, il problema erano gli zombi.
Le riprese sembrano amatoriali, ma girate da professionisti che fanno finta di essere filmaker alle prime armi che cercano di girare in modo professionale (se leggete questa frase ad alta voce – senza mordervi la lingua -  potrebbe manifestarsi Satana).

La storia parte da spezzoni di girato scientifico. Breve documentazione psichiatrica sul comportamento violento ed inspiegabile della paziente Maria Rossi, una Suzan Crowley che è passata dal recitare per Peter Greenaway ne I misteri del giardino di Compton House (1982) al ruolo di madre posseduta (dalle stelle alle stalle, insomma).

Il resto della storia è imperniato sulle vicende della figlia Isabella, tutta intenta a documentarsi su casi di possessione et similia, tanto da attraversare l’oceano pur di seguire un corso per esorcisti a Roma (sì, esistono), magari proprio uno di quelli tenuti dall’Associazione internazionale degli esorcisti, che ha Padre Amorth come presidente onoriario (quello del “fare yoga è satanico”, per intenderci).
Per la cronaca, ne hanno organizzato una anche a Bologna (il fatto che duri una settimana e costi 250 euro, secondo me,  è diabolico). C’è da restare in fiduciosa attesa che salti fuori anche il corso Radio Elettra per corrispondenza.

Questo corso la avvicina a due giovani preti, che operano esorcismi random, coadiuvati da registrazioni EVP (Electronic Voice Phenomena) o psicofoniche che dir si voglia e dal monitoraggio del battito cardiaco e della pressione sanguigna (non sia mai al posseduto venga un tocco proprio durante l’esorcismo). Per i due esorcisti fai-da-te  è importante controllare la dilatazione pupillare (se supera gli 11mm è paranormale, quindi tutti a misurarsi le pupille, su!).

I due preti sono appassionati ed intrepidi. “La Chiesa non si impegna a  guarire il prossimo, la burocrazia non lo consente”, dice uno dei due sacerdoti (si confonde col Sistema Sanitario Nazionale?). E’ lo stesso che spiega che fare esorcismi senza autorizzazione è una missione altruista (mica quelle scemenze tipo dare da mangiare agli affamati, eh). “Piuttosto che farci distrarre dall’ipocrisia della Chiesa, continuiamo a prenderci cura di queste persone”. E se lo dice lui che è un prete…(amen).
I due (uno è dottore, rappresenta la scienza, ma ha la faccia del bonaccione, quindi deve morire), combattono il demonio con l’arma delle Litanie di Maria Regina (quelle del “Signore pietà, Cristo pietà”) e se non funziona…ripropongono la stessa solfa, ma in latino (devono aver seguito anche loro un corso for dummies, tant’è che ci mettono ben due esorcismi a capire che la litania non funziona).

Il film è tutto un cliché (o erano citazioni cinematografiche?) della possessione filmica tipica. Ovvero, per ospitare il demonio di turno bisogna essere donne, contorte in posizioni improbabili, avere crisi isteriche violentissime, parlare più lingue, rinfacciare intimi segreti altrui (tutti sintomi della sindrome premestruale, direi).

Comunque, forse sono citazioni colte. E’ un tirare in ballo possedute più note. Dalla Regan de L’esorcista (William Friedkin, 1973) alla Emily de L’esorcismo di Emily Rose (Scott Derrickson, 2005).

Gli effetti speciali sono, prevalentemente, a base di lenti a contatto colorate, fard (rosso e blu per le occhiaie) e tonnellate di cerone. Un gioco al risparmio, visto che la metà delle persone che conosco sono combinate pure peggio, dopo un sabato notte per locali.

Non vi racconto come va a finire la storia. Non saprete mai se la questione della possessione di Maria Rossi si risolverà. Non saprete mai se i protagonisti della storia torneranno a casa sani e salvi (oddio, uno di loro sicuramente no). Non saprete mai che senso abbia l’intera storia (non lo so nemmeno io, che il film l’ho visto).

La produzione le ha provate tutte, dal metalinguaggio mitizzante, ovvero, millantare la disapprovazione del Vaticano (che, invece, il film non se l’è filato proprio), alla messa online del sito therossifiles.com, costruito (male) per raccogliere dati e testimonianze sul caso (purtroppo, lo sanno anche i bambini che il film non poggia su una storia vera). Mica è un remake di Amityville Possession (che invece si basava su vicende reali, eccome).

Chi non ha visto film demoniaci prima, può cominciare con L’altra faccia del diavolo. Tutti gli altri, possono dire di aver visto anche questo.

Author: Mafalda Laratta

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