Hunger Games

Regia: Gary Ross
Anno: 2012
Voto: 5/10

Effetti speciali low cost per i “Giochi senza frontiere” col morto.

Il film è la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo fantascientifico di Suzanne Collins (2008), ambientato in un futuro che nel film non è contestualizzabile (nel senso che non si capisce se è un futuro prossimo o meno) ed ambientato nella fantomatica nazione di Panem (che suona come PanAM, la più nota compagnia aerea statunitense, fallita nel 1991 dopo 75 incidenti terrificanti ed altre varie fatalità) che è quello che resta degli Stati Uniti dopo un non meglio precisato evento apocalittico (o comunque, rivoluzionario, ma finito male).

Una fine (ma inutile citazione) storico-letteraria, ripropone il sacrificio di giovinetti e giovinette, offerto al re Minosse ed al suo terribile e deforme Minotauro. Tant’è che ognuno dei 12 distretti (il tredicesimo, si è ribellato ed è stato distrutto) che compongono la nuova nazione (la cui capitale si chiama Capitol, giusto per non peccare d’originalità) devono consegnare un ragazzo ed una ragazza fra i 12 ed i 18 anni (i tributi) perché partecipino agli Hunger Games, una sorta di rito misterico-punitivo che risvegli la speranza in un futuro di pace e prosperità garantito da una violenza circoscritta nel tempo e nello spazio. Le guerre, la povertà ed il degrado spariranno consumati dal fuoco sacro di un’ordalia ad eliminazione diretta (senza girone di ritorno, ma con ripescaggio).

Distretto 13 - Brigate della morte

L’idea dei distretti non è nuova. Riporta alla mente Distretto 13: le brigate della morte, diretto da John Carpenter nel 1976. Il distretto 13 era – appunto – un distretto ribelle (e stracolmo di criminalità e violenza).

Hunger Games comincia con Katniss Everdeen (la Jennifer Lawrence, che ha un precedente illustre come Mystica in X-Men – L’inizio, diretto da Matthew Vaughn nel 2011), una sedicenne del dodicesimo distretto che, pur di salvare la vita alla sorella minore (selezionata per partecipare ai giochi), si offre volontaria al suo posto e parte alla volta della capitale in compagnia del coetaneo (e compaesano) Peeta Mellark (Josh Hutcherson, di Aiuto vampiro, diretto da Paul Weitz nel 2009).

Durante il viaggio in treno (un Eurostar qualunque, ma apocalittico come quello Roma-Napoli) incontrano il loro mentore, nonché istruttore (vincitore-sopravvissuto di un’edizione precedente) Haymitch Abernathy (il Woody Harrelson che brillava in Assassini nati, diretto da Oliver Stone nel 1994 ed è ormai ad un passo dal girare film per la Disney) che deve istruirli sull’arte della sopravvivenza ed anche su come vendersi agli sponsor (sono quelli che possono intervenire durante i giochi – con medicine, cibo o armi – e fare la differenza tra la vita e la morte).

Solo un tributo può sopravvivere e tornare a casa.

Partendo dal presupposto che il romanzo è (di per sé) più cruento del film, tant’è che l’episodio che vede protagonista Peeta, ferito ad una gamba (come Garibaldi), nel film si risolve con una guarigione miracolosa, nel romanzo con l’amputazione ed una protesi.

Battle Royale

Il romanzo non era particolarmente originale ed il film lo è ancora meno.
Già nel 2000 era stato girato Battle Royale, diretto da Kinji Fukasaku e basato sul romanzo omonimo di Koushun Takami (1999), una storia ambientata in un Paese non meglio identificato (ma asiatico), ormai in balia di adolescenti indisciplinati e pericolosi.

Le autorità, decidono di risolvere il problema varando il Millenium Educational Reform Act o BR act: estrazione a sorte di un gruppo di adolescenti che dovrà partecipare ad un gioco di sopravvivenza. Tutti contro tutti, tempo limite tre giorni. Un solo sopravvissuto.

In Hunger Games, di effetti speciali ce ne sono pochi (e sono fini a se stessi e non spettacolari).
E’ un reality che premia la storia d’amore fasulla, cambia le regole per aumentare gli ascolti, introduce presentatori e starlette di dubbio gusto. Un Grande Fratello in piena regola (quasi ci si aspetta di veder arrivare Simona Ventura).

Persino i costumi ed il trucco non sono originali, ma già visti in Alice in Wonderland di Tim Burton  (2010).
E l’arena in cui sono costretti a sfilare i tributi (a favore di pubblico e di sponsor) ricorda un po’ l’atmosfera di Rollerball, un film di fantascienza diretto da Norman Jewison nel 1975, altra storia ambientata in un mondo apocalittico senza nazioni, governato da corporation (in Hunger Games si chiamano sponsor, giusto per variare) e lo sport preferito è estremamente violento (pattinatori e motociclisti, si affrontano all’interno di una pista circolare, proprio come nella presentazione dell’edizione dei giochi del film di Gary Ross).

Cloverfield

Nel cast fanno capolino Stanley Tucci (che ha recitato in film diretti da gente del calibro di John Huston, George A. Romero e James Ivory ed ha appena smesso i panni di Abaham Erskin in Captain America – Il primo Vendicatore, diretto da Joe Johnston nel 2011), Donald sutherland (che nella sua vita può dire di aver lavorato con Altman, Pakula e Bertolucci e che, oltre ad essere il padre del più contemporaneo Kifer, esce fresco fresco dal cast di Come ammazzare il capo… e vivere felici diretto da  Seth Gordon nel 2011).

Ci sono perfino Lenny Kravitz (nei panni di Cinna, una sorta di parrucchiere-supporter truccatissimo) e Wes Bentley (che ricorderete per  l’American Beauty diretto da Sam Mendes nel 1999 o per il più recente Underworld – Il risveglio, diretto da Måns Mårlind e Björn Stein nel 2012).

Eppure, nonostante i soldi spesi per il trucco, il parrucco e gli ingaggi…Hunger Games non vale i titoli di coda di Battle Royale.

Author: Mafalda Laratta

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