Final Destination

Regia: James Wong
Anno: 2000
Voto: 8/10

Quando è destino che una vita si spenga per casualità, accidentalità…la morte percorre oscuri sentieri, segnando perfetti disegni fatali…

Un esperimento cinematografico riuscitissimo! James Wong, il regista, costruisce una storia che è allo stesso tempo imbarazzante e scomodo avverarsi delle più assurde paure umane e “vademecum” di “casualità mortali” degne del “Guinnes dei primati”.

La malevola sensazione di aver già vissuto esperienze simili mette i brividi: quel brutto presentimento, che ognuno ha provato almeno una volta nella vita, sembra arrampicarsi subdolamente dalle profondità più insonorizzate della razionalità…

Un gruppo di liceali si prepara ad andare in vacanza-studio a Parigi. Dopo lunghi preparativi (e superata la “barriera affettiva” dell’apprensione dei genitori), arriva il “gran giorno”, il giorno della partenza.
Di sequenza in sequenza si annodano le maglie di una rete fatale: il volo 180 che deve portare il gruppo di studenti in Francia è destinato a risolversi in un terribile disastro. Solo pochi si salveranno, per pura coincidenza, grazie ad una provvidenziale premonizione.

La Morte sembra seguire uno schema preciso, prevedibile e neutralizzabile, ma le profetiche “intuizioni” dei protagonisti non bastano ad infrangere il “disegno” letale ne’ a sovvertire un “sistema” millenario ed infallibile: ad uno ad uno i “fortunati” superstiti abbracciano la loro sorte, raggiungono la loro destinazione finale

Al di là della sagace cernita di “casualità mortali” (la ricostruzione “minuto per minuto” dell’incidente aereo varrebbe un oscar!), l’impeccabile crescendo di suspense, tra alti e bassi, conduce un ammirevole gioco di colpi di scena che stimolano e soddisfano le aspettative sadiche, (pudicamente) nascoste, dello spettatore.
Gli effetti speciali si dimostrano finalmente al servizio dell’horror più schietto e sorprendono, disarmandolo, anche l’horrorofilo più incallito.

La Morte, presenza sussurrata a mezza voce (i primi incidenti, costruiti ad arte per essere plausibili, sono veramente inquietanti), si fa largo a colpi di “falce”, fino a “ricavare”, nella vicenda, un posto a sé. Nel finale, ci si aspetterebbe di vederla materializzarsi, ammantata di nero e scheletrita (come siamo abituati iconograficamente a rappresentarla e riconoscerla), ma il mistero permane, la “missione” mortifera sembra incompiuta ed il lieto fine inevitabile.

Niente paura, però! Nel finale ogni tassello torna al suo posto: immancabilmente l’ingranaggio riprende a funzionare e la Morte, paziente, raccoglie i suoi frutti.

Author: Mafalda Laratta

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