David J. Schow

Un altro esponente della letteratura horror contemporanea. Dalla sci-fi, al mistero dei confini (della realtà) giù per i corridoi dell’horror estremo…ovvero “amore & morte ad Hollywood!” e teorie splatterpunk.

Agli inizi della carriera si è occupato di critica cinematografica per pubblicazioni come “Cinefantastique”, ha “novellizzato” film di fantascienza e romanzato puntate di telefilm come “Miami Vice”.
Nell’ambito dell’horror contemporaneo, Schow ci ha offerto un romanzo (“The Killing Riff”, nel 1988), un’antologia come curatore (“Silver Scream”, raccolta di racconti tratti da film horror, nel 1988), una sceneggiatura (“Leatherface: Non aprite quella porta III”, nel 1989 – ulteriori informazioni sono disponibili nell’intervento dedicato all’”eroe negativo” Leatherface!) e due raccolte di racconti brevi e novelle (“Seeing Red” e “Lost Angels”, nel 1990).

Schow ha anche pubblicato diversi racconti brevi per riviste come “Midnight Graffiti” o “Twilight Zone”, partecipando all’antologia “Book of the Dead” di John Skipp e Craig Spector con il racconto “Jerry’s Kids Meet Wormboy”. David J. Schow è stato anche coautore, con Jeffrey Frentzen, di un libro sulla storia della televisione intitolato “The Outer Limits Companion” (“Guida ai limiti estremi”).

Stilisticamente, Schow passa dall’esplicita crudezza al sentimentalismo melenso senza soffermarsi stabilmente su un “modello” horror ben definito, elaborando una narrativa eccezionalmente mutevole, animata da una prosa densa e stratificata. “The Kill Riff”, il primo romanzo di Schow, è un buon esempio di questa complessità cangiante…

Uno dei grandi “maestri” dell’incubo metropolitano. Lo scintillare delle stelle ed il tetro odore della putredine.

“The Killing Riff”, superficialmente, assomiglia a “The Scream” di Skipp e Spector senza l’elemento soprannaturale. Una ragazza è calpestata a morte durante un concerto heavy metal degli “Whip Hand”, suo padre, Lucas Ellington, per vendetta, comincia ad ammazzare sistematicamente gli elementi del gruppo musicale.
In “The Kill Riff” si alternano confusamente occasioni per fare spicciola critica morale ed impeti di ribellione alla legalità che imitano, nel loro susseguirsi e contrapporsi, la mutevole incoerenza del reale.

Passando in rassegna l’opera di Schow si profilano due motivi ricorrenti: il primo è rappresentato dal costante interesse per i paesaggi hollywoodiani di dubbia moralità (inclusi i personaggi, perdenti d’infima condizione sociale), evidente in racconti brevi come “Pamela’s Get”, “The Falling Man” e “Graffiti” (così definito perché questo racconto è preceduto solo da segni grafici che somigliano a dei graffiti verniciati a spruzzo). Il secondo “tema” ricorrente appartiene ad un modo di vedere la vita molto più sentimentale. Questa integrazione “melensa” è palese in racconti come “Monster Movies”, “Red Light” e “Brass”, che suggeriscono una fiducia quasi ossessiva nei poteri di redenzione dell’amore romantico eterosessuale.

Fra i traguardi più importanti raggiunti da David J. Schow c’è il “World Fantasy Award”, ricevuto nel 1987 per il racconto breve “Red Light”, storia di una giovane ed attraente modella in possesso di un misterioso potere che le permette un lussuoso tenore di vita in cambio di “razioni” della sua anima.

Black Leather Required
Sito ufficiale di David J. Schow.
(Lingua: inglese)

David J. Schow su Facebook
Condivide link e promuove libri che gli piacciono.
(Lingua: inglese)

Author: Mafalda Laratta

Share This Post On

Submit a Comment

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>