Alien
Regia: Ridley Scott
Anno: 1979
Voto: 8/10
Una saga cominciata oltre 20 anni fa. L’orrore, lo spazio siderale, il futuro, l’odissea: horror e fantascienza finalmente (ed indelebilmente) insieme.
Atterrata su un pianeta sconosciuto per rispondere ad una falsa richiesta di soccorso, l’astronave-mercantile Nostromo viene colonizzata da una creatura sconosciuta che, dopo aver catturato uno dei membri dell’equipaggio, inocula nel corpo del malcapitato la sua progenie, dando inizio ad una terribile lotta per la sopravvivenza tra esseri umani e mostruosità aliene.
Dopo il film Guerre Stellari (“Star Wars”), diretto da George Lucas nel 1977, avventura fantascientifica-fantasy, neo-barocca e carnevalesca, Alien propone una rilettura della fantascienza tradizionale in chiave horror.
Le ambientazioni, oscure e decadenti, sono un chiaro aggiornamento di quelle della classica casa stregata di tradizione horror, la feroce ed inafferrabile creatura disegnata dal pittore tedesco H. R. Giger (che l’ha caricata di allusioni sessuali), metafora delle paure inconsce e rimando ai mostri senza nome di lovecraftiana memoria, evidenzia un’incontenibile tendenza all’ostentazione della mostruosità, cosicché il film può essere facilmente inserito nella corrente horror contemporanea.
In Alien, poi, il ruolo eroico è affidato ad un personaggio femminile, Ellen Ripley (Sigourney Weaver), che sopravvive agli eroi maschili (Dallas e Parker), dopo aver sconfitto la minaccia tecnocratica (l’androide Ash) ed essere sfuggita all’aggressione del mostro alieno, rivelandosi l’unica depositaria della sopravvivenza dell’umanità.
Uno dei capolavori della fantascienza horror, teso, angosciato, claustrofobico e vagamente psicanalitico (Ripley, la Donna, per emanciparsi e quindi salvarsi deve combattere il Mostro fallico, la Madre [il computer Mother] e la volontà del Padre assente [la compagnia intergalattica]) che ribalta la tradizione maschile del genere, per sostituirla con una rappresentazione moderna della favola de’ La Bella e la bestia.
Viaggio intergalattico del più temibile alieno mai creato in uno studio cinematografico: genesi ed evoluzione.
Alien presenta molti elementi originali: gli ambienti invasi dal temibile alieno presentano un’interessante mescolanza di elementi organici ed inorganici che ricordano il cinema di Cronenberg; la scena della nascita del mostro che si apre un varco nel torace di John Hurt appartiene alla tradizione splatter; lo scontro fra Ripley e l’androide Ash (Ian Holm) e la scoperta sconcertante della sua bio-diversità (fino al dialogo con la testa robot, irrimediabilmente staccata dal corpo), preannunciano tematiche cyberpunk.
Perfetta anche la scenografia di Les Dilley e Roger Christian, che rivela, dietro sofisticate apparecchiature e gli interni bianchi e geometrici dell’astronave, l’atmosfera funebre di un futuro già in disfacimento.
L’Alien diretto da Scott è stato, inoltre, il presupposto di una serie di sequel che ne hanno ripreso, condensato ed ulteriormente amplificato il carattere di horror fantascientifico.
Aliens. Scontro finale (“Aliens”), diretto da James Cameron nel 1986, sequel visionario e violento del primo, ribalta la scelta formale del film di Scott a favore di una grande varietà di effetti speciali (l’incredibile armatura tecnologica con cui Ripley affronta l’ultima sfida), ricco di azione e di suspense quanto il primo lo era di tensione e angoscia.
In Alien 3 diretto dall’esordiente regista David Fincher nel 1992, Ripley, atterrata con la sua navetta di salvataggio sul pianeta che ospita la colonia penale Fury 161, scopre di portare in grembo una delle larve dell’alieno e si uccide, saltando in una fornace colma di acciaio incandescente (come nell’ultima sequenza di Terminator 2 – Il giorno del giudizio diretto da Cameron nel 1991), pur di salvare l’umanità. Peccato che finisca per essere un sequel prevedibile e poco originale, rispetto ai precedenti.
Alien: la clonazione di Jean-Pierre Jeunet (1997), invece, è il miglior sequel della saga.
L’alieno è anche migrato trasversalmente, risucchiato in una serie di sequel crossover che lo hanno visto andare a braccetto con Predator (altro noto “alieno” malevolo): Alien vs. Predator di Paul W.S. Anderson (2004), Aliens vs. Predator 2 di Colin Strause e Greg Strause (2007).
Senza contare la comparsata in Predator 2, diretto da Stephen Hopkins nel 1990: nel finale si intravede il teschio di un Alien alla Giger.