The Cell
Regia: Tarsem Singh
Anno: 2000
Voto: 8/10
Psycho-horror, tecnologico ed intenso, che è viaggio alla scoperta di un universo mentale sociopaticamente alterato, vertigine tetra di perversioni inconfessabili.
Catharine Deane è una psicoterapista specializzata in un rivoluzionario trattamento: una sofisticata tecnologia permette alla sua mente di entrare, letterariamente, in quella dei suoi pazienti.
La vicenda ci catapulta immediatamente in paesaggi onirici deserti e lunari iconograficamente patinati che richiamano alla mente lo stile di Salvador Dalì ed il lavoro di contemporanei quali Motherwell, Longo e Stella.
A chilometri di distanza il serial killer Carl Stargher rapisce l’ennesima vittima e la trascina in una tana sotterranea, dove la terrà segregata per 40 ore in una cella di vetro che, irrimediabilmente, si riempirà d’acqua fino ad annegarla.
Conosciamo immediatamente il suo “modus operandi”: Stargher filma ogni “fase” della sua perversione, perché l’agonia della sua vittima possa ripetersi all’infinito, e perché gli sia possibile avere rapporti sadomasochistici con il cadavere di turno, i cui lineamenti sono annullati dalla varechina.
Al momento della cattura, però, l’FBI ha a che fare con uno psicopatico in coma irreversibile e con una vittima introvabile e destinata a morire annegata.
Catherin mette a disposizione al sua esperienza per ottenere informazioni dall’assassino e, costretta a gareggiare contro il tempo, si trova sperduta ed inerme nei meandri decadenti ed orridi della mente disturbata di Stargher. A contatto con una personalità disastrata, la mente della psicoterapeuta dovrà lottare con tutte le sue forze per non essere sopraffatta, annientata.
Vince Vaugh, l’agente dell’FBI che aiuterà Catherin a districarsi in cotanta labirintica ed oscura psicopatia, è già stato il Norman Bates del remake di Psycho (1998), diretto da Gus Van Sant, mentre Vincent d’Onofrio (il serial killer) ha già “militato” in pellicole fanta-horror (Ed Wood, 1994, diretto da Tim Burton) e psico-tecnologiche (Strange Days, 1995, diretto da Kathryn Bigelow).
Il regista, Tarsem Singh, ha studiato all’Art Center di Los Angeles (godendo della benefica influenza cinematografica di Burton) infarcisce tutta la vicenda di riferimenti artistici contemporanei: costumi postmoderni ed orientaleggianti alla Mariko Mori, make-up e alla Mathew Barney e l’indimenticata scultura dinamica della mucca sezionata e conservata in formalina di Damien Hirst (la citazione, palese, è nel cavallo sezionato ed ancora semovente del film).
Uno psycho-horror cromaticamente saturo ed appassionante, nonché seducente e vertiginosa discesa nella mente perversa di un serial killer!
Per la cronaca, The Cell 2 (Tim Iacofano, 2009) tenta il bis. E non ci riesce.
Gli americani non capiscono che un’idea originale smette di essere tale al primo sequel.