Non ho sonno

Regia: Dario Argento
Anno: 2001
Voto: 7/10

Un ritorno (impagabile) al “giallo all’italiana”! Dario Argento rispolvera tecniche cinematografiche e narrative che sembravano ormai perse nella storia del cinema horror italiano.

Una prostituta, uscendo dalla casa di un cliente, s’imbatte in armi da taglio e in una raccolta di articoli di giornale che raccontano di passati omicidi. Sarà lei la prima vittima di un killer selvaggiamente violento…

La mente torna al periodo d’oro (d’argento?) del regista, agli anni dal 1975 al 1982, quando la chiave di ogni mistero era invariabilmente quel “tassello mancante” (ed ossessivamente sfuggente), perno stilistico di alcuni dei suoi più grandi lavori, da L’uccello dalle piume di cristallo (1970) a Profondo rosso (1975).

Così i personaggi, svagatamente persi in continui (e nostalgici) rimandi al passato. Abbandonata (fortunatamente) l’intenzione psicanalitica, evidente ne’ La sindrome di Stendhal (1996), la vicenda procede cautamente, in un dipanarsi lento ed ozioso, fino al finale, che azzera bruscamente ogni (ulteriore) aspettativa.

Gli effetti speciali (genuinamente violenti) appartengono al miglior “gore” italiano e per questo scioccanti e piacevoli nel loro rimandare ai bei ricordi dei “classici” di Argento.
Indimenticabili e deliziose le sequenze che ritraggono gli omicidi del killer (stilisticamente riconoscibili), imperniate sulla patologica malvagità dello sguardo della macchina da presa, occhio mediatico di uno spettatore (e di un regista) un po’ voyeur un po’ sadico testimone di efferatezze costruite per essere fruite nella loro totale, candida, oscena violenza.

Non ho sonno rappresenta una meta “revivalistica” (importantissima) del cinema horror italiano: in un universo cinematografico “martoriato” dall’abitudine postmoderna al remake, al rifacimento, al gioco autoreferenziale, mancava un ritorno stilistico (anche un po’ malinconico) ai fasti di una tradizione nostrana che da tempo (ingiustamente affamata di stimoli), tace misconosciuta nella memoria.
Se poi consideriamo i flop terrificanti (ed inutilmente autoreferenziali) che sono seguiti…

Author: Mafalda Laratta

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