Dracula’s Legacy

Regia: Patrick Lussier
Anno:  2000
Voto: 4/10

Il “mito del vampiro”: evoluzione drastica e drammatica (catastrofica?) di un incubo centenario.

Dracula, il fascinoso “non morto” dei Carpazi, ha spesso attraversato le fumose nebbie hollywoodiane per infettare il grande schermo. Agli esordi di questo nuovo millennio non poteva mancare, in linea con la necessità commercial-postmoderna (tipica delle produzioni americane) un’ennesima traduzione cinematografica del classico “horror gotico”, firmato Bram Stocker.

Ritornano i personaggi di sempre: Van Helsing, (Plummer), che da sempre è in lotta col Conte, Simon (Miller), assistente di turno e cacciatore di vampiri alle prime armi, Mary (Waddell), figlia di Helsing e (come evitarlo?) fulcro della tradizionale maledizione slava.

Wes Craven, produttore esecutivo, presta il suo nome ai cartelloni pubblicitari, ma regala ben poco del suo stile e della sua creatività horror.

Dal canto suo, Lussier (il regista), scava a fondo nel vastissimo repertorio vampiresco, alla ricerca di un’identità filmica che manca il bersaglio e permea l’intera vicenda di un velo ironico (comico?) inaspettato ed ingiustificato.

Gli appassionati in cerca di charme, sex appeal e magnetismo (nonché violenza, avidità ematica, cattiveria) transilvani, proiettati in epoca moderna e rivestiti di concettualità contemporanea (critica sociale è chiedere troppo), e di effetti speciali realistici e credibili (se non mozzafiato) resteranno delusi.

Molti ricorderanno (sospirando) il fascino patinato e l’aura di arcana bellezza sprigionati da Catherine Deneuve, Susan Sarandon, David Bowie e Wilem Defoe in Miriam si sveglia a mezzanotte (diretto da Tony Scott nel 1983), la poetica decadenza e l’iconicità onirica del Bram Stoker’s Dracula diretto da Francis Ford Coppola nel 1992 (se non quel “l’amore vince su tutto” cantato da Gary Oldman alla pallida Wynona Ryder).

Che dire, poi, di Intervista col vampiro di Neil Jordan (1994)? Indimenticabile trio vampirico a base di Brad Pitt, Tom Cruise ed Antonio Banderas!
Meglio ancora la graffiante, deprimente, metafisica e violenta interpretazione di Lili Taylor (abilmente affiancata da un impareggiabile Christopher Walken) in The Addiction, diretto da Abel Ferrara nel 1995.
Memori di tanto talento ed ancora ubriachi della vetusta essenza di un certo modo di riproporre cinematograficamente il tema “vampirico”, aspettatevi un emulo di Eddy Murphy in Vampiro a Brooklyn, diretto da Wes Craven, 1995: vampiro (proposto come) fascinoso e storia comicamente insulsa, neanche degna del buon “teen-age splatter” anni ’80 di un Ammazzavampiri (Tom Holland, 1985).

Del resto, nell’ottica delle Major contemporanee, il vampiro se non è “bono” non “fa sangue…” (e soldi).

Author: Mafalda Laratta

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