Alien – La clonazione

Regia: Jean-Pierre Jeunet
Anno: 1997
Voto: 8/10

Omaggio alla saga di Alien, dal ’79 al ’97. Gusto postmoderno, ambientazioni dark ed ironia francese: Ripley contro Ripley, ancora e ancora e ancora.

Alien – La clonazione (“Alien Resurrection”), si propone come un omaggio autoreferenziale all’intera saga del temibile alieno. Sono passati duecento anni dal suicidio di Ripley e nella base militare Auriga, dopo sette tentativi andati a vuoto, un’équipe scientifica riesce a ricostruirne il DNA (attraverso tessuti recuperati dalla fornace), creando un clone perfetto dal quale estrarre la larva della Regina aliena.

La nuova Ripley (ancora Sigourney Weaver) ha dei vuoti di memoria, ma è un essere estremamente più forte e cinico dell’originale.
Nel frattempo le uova deposte dalla neonata Regina cominciano a dischiudersi ed i nuovi mostri vengono “nutriti” con esseri umani, procacciati dai membri dell’equipaggio pirata dell’astronave Betty.

Tra loro c’è Call (Wynona Rider), una giovane gynoid (androide femminile), alla quale è stato affidato il compito di sabotare il progetto di clonazione.

Gli alieni, però, riescono a fuggire e sterminano l’equipaggio. Ripley e i sopravvissuti iniziano una fuga estenuante per raggiungere l’astronave Betty e distruggere la base con il suo carico di morte, ma fra di loro c’è anche l’alieno-clone, mutato geneticamente ma ancora pericoloso.
Costretta a replicare quanto già fece nel finale del primo Alien, Ripley, ancorata a delle funi, fora un oblò ed il mostro viene risucchiato nello spazio (vi posso assicurare che questo passaggio è straziante).

In Alien – La clonazione è evidente la referenzialità agli altri film della serie, come dimostrano i tanti cloni mal riusciti di Ripley.

L’idea della gynoid, poi, rappresenta il superamento di un altro limite: si differenzia il sesso degli androidi, determinando uno spostamento al femminile anche dell’anti-eroe della serie (sebbene Ash e Call siano entrambi impostori e sabotatori).

L’Alien di Scott supera, audacemente, i limiti fino ad allora imposti dalle contingenze di genere, miscelando horror inedito e frammenti gotici con temi tradizionalmente fantascientifici e proponendo l’idea di un Altro da sé, subdolamente insito nell’uomo stesso.

Alien – La clonazione di Jeunet supera il capostipite della serie, includendo la violenza ostentata dello splatter, la tecnologia fuorilegge del cyberpunk ed un’amara critica sociale rivolta all’etica violata dell’ingegneria genetica al servizio del potere.

Se il primo Alien presagiva tendenze che poi sarebbero state definite splatterpunk, l’ultimo accoglie pienamente le caratteristiche di questa corrente horror estrema.

Author: Mafalda Laratta

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