Brood – La covata malefica
Regia: David Cronenberg
Anno: 1979
Voto: 8/10
Piccoli mostri crescono…germogliando dall’odio e dalla frustrazione: l’orrore supera il limite psichico della mente che lo nutre per farsi carne palpitante, malvagità semovente, violenza incontrollata.
Strani esseri senza ombelico e genitali uccidono le persone che sono legate alla vita affettiva di Nola Carveth (Samantha Eggar), una donna folle, che il dottor Raglan (Oliver Reed) del Somafree Institute of Psychoplasmics di Toronto cerca di curare con l’ipnosi. Il marito di Nola (Art Hindle) scoprirà che quei piccoli mostri assassini sono la materializzazione dell’odio represso di lei.
Chiara metafora dell’aggressività umana, il film riflette l’orrore e il caos del mondo contemporaneo, amplificati attraverso una visionaria e sconvolgente rappresentazione fisica.
Ancora una volta il “dentro” fuoriesce, la mostruosità non è più confinata alla maschera esterna ed immobile dell’horror gotico classico ma coinvolge gli organi interni, che a loro volta si sviluppano in modo abnorme, materializzando l’angoscia mentale e le pulsioni nascoste ed inconfessabili della società moderna.
Ne La covata malefica (“The Brood”), il personaggio del dottor Hal Raglan nasconde e rappresenta l’identità del regista: fa teatro con i disturbi mentali dei suoi pazienti, così come Cronenberg realizza i suoi film utilizzando mostri partoriti dalla sua fantasia.
Inoltre la psicoplasmica inventata da Raglan è una tecnica che consiste nel dare un’espressione fisica alla rabbia inconscia, richiamando alla mente il cinema di Cronenberg e l’intenzione di dare una forma visibile alle grandi configurazioni terrifiche dell’inconscio, spostandole e consolidandole.
E’ una specie di rilancio all’infinito, ottenuto attraverso un metodo di ibridazione che porta alla saturazione dei codici di genere; in altri momenti, invece (differenziandosi e superando i limiti dell’horror tradizionale), il tono viene normalizzato ed entra a far parte di un universo tragicamente votato alla mutazione catastrofica.
Il parto “burroughsiano” di Nola, che libera a morsi il feto rabbioso e lo lecca per lavarlo, con un gesto allo stesso tempo osceno e affettuoso, è ‘horror puro, ma l’idea della psicoplasmica è ancora più suggestiva e fa riflettere sulle estreme conseguenze di un uso innaturale del corpo.
Nei lavori del regista canadese (a parte Scanners, 1981) il tema della supremazia della carne sullo spirito è sempre presente. In Brood – La covata malefica, poi, l’invenzione di un cancro creativo in grado di scolpire il corpo in base alle pulsioni inconsce anticipa una delle grandi ossessioni del decennio: il modellamento e la cura spasmodica del corpo.